24 nov. 2014

[interview] Intervista ad Antonio Pantano (2014) (italiano)



Intervista ad Antonio Pantano 

(Antonio Pantano – Arcandia 2014)



E’ appena uscito come autoproduzione il primo album di Antonio Pantano e si chiama Arcandia. Visto il valore dell’album, l’occasione era troppo ghotta et il vostro wanderer ne ha approfittato per fare una chiacchierata con l’artista. Buona lettura !




Ciao Antonio, prima di tutto vorrei farti i complimenti per il tuo lavoro. Sia musicalmente che come oggetto, il tuo cd è un prodotto estremamente curato e interessante. Puoi presentarcelo?

Certamente. Vedi avevo in mente precisamente il risultato finale. Concepire il cd come digipack era quello che volevo. In questo modo bisogna aprire il cd proprio come si apre un libro e allo stesso tempo l’aspetto cartaceo, “cartonato” del digipack rafforza l’idea di libro.

Quanto tempo hai impiegato per creare il tuo album, di cui ricordo ti sei occupato di tutto, dalla storia alla scrittura di tutte le parti strumentali, e da dove è nata questa tua idea?

Ho cominciato a comporre nel giugno 2012. Il tutto mi ha occupato per circa due anni come vedi. Ho avuto un colpo di fulmine due anni fa quando comincia a leggere in inglese il libro Le Cronache del ghiaccio e del fuoco (A Song of Ice and Fire) dello scrittore George R. R. Martin. Non sapevo ancora che dal libro era stata tratta la serie televisiva della HBO. L’idea che ho avuto è che mi sarebbe piaciuto avere una colonna sonora durante la lettura del libro. Cosi’ di getto sono nate le due prime composizioni Hymn to the Brave e Valley of the Dragons. Poi da cosa nasce cosa e non ho mai perso l’ispirazione fino al risultato finale.



In certi momenti, durante l’ascolto, si puo’ notare una componente epica che puo’ far pensare ai Rhapsody Of Fire. Quali sono le tue influenze musicali?

Guarda hai ragione. Ammiro molto i Rhapsody Of Fire e specialmente il modo di suonare di Luca Turilli. Non mi vergogno a dirlo ma ti posso dire che sono cresciuto ascoltanto tantissimo i Queen e i Rhapsody Of Fire che all’epoca si chiamavano ancora Rhapsody. Quindi si, non nascondo le mie influenze ma penso allo stesso tempo di aver proposto un lavoro originale.

Originale senza dubbio. Hai anche curato la cartina del mondo che hai immaginato e dove si svolgono gli avvenimenti del tuo disco. Come hai affrontato questa cosa?

Mi sono reso conto, man mano che componevo e che scrivevo la storia, che stavo creando un mondo fantastico. Questo mondo con le sue regioni, le summer lands, le frozen lands o il mare di Orania, avevo voglia e sentivo il bisogno di visualizzarle e di fissarle su una carta. Per avere una coerenza maggiore e poter proporre un prodotto ancora piu’ interessante e completo possibile. Sono andato sul sito deviantart che riunisce numerossissime gallerie di artisti e ho cercato delle cartine che mi potessero interessare. Purtroppo i prezzi per aquistare un’opera e poterla poi utilizzare sono troppo onerosi e ho lasciato perdere. Ho lasciato perdere fino a un certo punto. Ho cominciato a cercare su youtube diverse video su come realizzare una cartina, una mappa, e piano piano mi ci sono messo e ho realizzato quello che volevo. Quando non componevo, disegnavo e viceversa. Alla fine mi sembra di aver raggiunto un buon risultato.

Quando dicevo che hai curato il tuo album dalla A alla Z non esageravo. Hai anche dovuto occuparti della parte promozionale che sia utilizzare youtube o pubblicare l’album su bandcamp.com. Cosa ci puoi dire a proposito?

Che è un lavoraccio ! In effetti bisogna veramente darsi da fare. Ho inviato l’album a numerose case discografiche. La maggior parte mi ha risposto. Negativamente, ma mi ha risposto. Purtroppo non sono molto interessate a pubblicare un album strumentale a carattere fantasy. Allo stesso tempo riconosco che sotto il profilo dei “social media” sono riuscito a fare una promozione, forse non professionale, ma mi fa piacere vedere che il disco si vende in Italia e in tutto il mondo. 

artwork, layout © Antonio Pantano


artwork, layout © Antonio Pantano


Credo che lo scopo di un artista sia proprio quello di poter diffondere e far conoscere il proprio lavoro. Che piaccia o meno, l’importante è che il messaggio trovi un pubblico.

Sono d’accordo. Il disco l’ho fatto per me. Ne sentivo il bisogno e avevo davvero voglia di creare qualcosa. Qualcosa che possa restare. Allo stesso tempo come artista mi fa piacere che l’album possa essere ascoltato da più persone e che possa, spero, essere apprezzato.

L’album è disponibile in formato fisico su bandcamp come detto. Non è prevista la copia digitale, come mai?

Mi ricollego a quanto detto prima. Il mio scopo era di creare un’opere completa: musica, una storia, una mappa, un cd che si apre come un libro, per proporre una esperienza la più completa possibile. Mettere l’album in linea significa amputarne una parte. Non è solo la paura che sia scaricato illegalmente. Penso che se qualcuno lo scarica poi si sente un titolo o due magari a caso, non vive completamente l’esperienza che mi sono sforzato di creare.

Ti do’ pienamente ragione. Questo album va ascoltato e in qualche modo vissuto. Personalmento l’ho ascoltato sdraiato con delle cuffie e con il libretto tra le mani e mi sono lasciato trasportare. Penso, e non è un difetto, che Arcandia sia un album difficile. Bisogna entare in un mondo nuovo, cercare di conoscerlo, conoscere la storia, la geografia e interpretare le linee melodiche, i dialoghi, i rumori, i suoni e il tutto è strumentale. Non abbiamo la “facilità” di una forma canzone con le sue strutture più tradizionali come strofa / ritornello /  assolo e cosi via. Ci vuole un’attenzione particolare che poi sara’ premiata.

Credo che hai colto pienamente il tutto. E’ un album di nicchia e richiede una certa condizione per assimilarlo e apprezzarlo. Tra le critiche mi hanno detto che manca il cantato.

Critica assurda. Perché è logico che su un album strumentale non ci sia il cantato. E’ come comprare un’auto elettrica e lamentarsi che non abbia la stessa autonomia di una macchina che va a benzina. Allo stesso tempo credo che hai evitato un grosso problema cioè l’utilazzazione di un narratore che descrive le avventure del tuo mondo è fatto con parsimonia. La narrazione non interferosce sulla musica ma anzi la mette ancora più in risalto.

Guarda è stato difficile cercare di dosare il tutto. Credo che i Rhapsody da quando hanno “arruolato” Christopher Lee come narratore abbiano raggiunto il giusto equilibrio tra narrazione e musica. Ho cercato di ispirarmi dalle loro opere. Certo mi dico anche che se potessi avere a disposizione un cantante come Fabio Lione potrei allora cercare di comporre diversamente e proporre una forma canzone all’avvenire, chissà.

Fabio Lione non so se ti convenga visto che tra Angra, Rhapsody e Vision Divine comincia a essere dappertutto. Certo il suo talento è innegabile. Senti ancora una domanda sulla storia. Chi sono i due personaggi principali Tarikk et Symond?

Sono io. Sono io allo stesso tempo. Uno rappresenta la mia parte più gioiosa e vitale, l’altro la mia parte più pensierosa, cupa, riflessiva. Le voci dei personaggi sono mie. Mentre la voce del narratore è di Peter Baker della BBC.


Anche se sei in piena promozione per Arcandia, hai già qualche idea per il futuro?

E’ vero. Sono in piena promozione e ti confesso che una volta terminato l’album mi sto in qualche modo riposando un po’. I due anni di lavoro mi hanno dato veramente molto da fare e ora cerco di rilassarmi. Allo stesso tempo ho qualque idea per il futuro e cerco di lasciarla crescere e vedere che frutti dara’.

Antonio ti ringrazio per questa intervista. Vuoi concludere tu?

Sono io che ti ringrazio del tempo che mi hai dedicato e vorrei salutare tutti i tuoi lettori e invitarli nel mondo di Arcandia.



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